Tuesday, November 19, 2013

Lettera Aperta al Maccallini

Commento all'ultimo blog di Maccallini, in forma di lettera aperta: LETTERA APERTA Caro Pietro, Dopo aver seguito puntualmente il tuo tragitto poetico-linguistico, mi permetto di offrirti alcune mie riflessioni, tanto per concludere il ciclo degli scambi epistolari iniziati molti anni fa. Mentre la nostra amicizia continuerà ininterrotta, questo mio intervento sarà l’omega dei miei giudizi offertiti da quando, anni fa, ti consigliai di puntualizzare le tue idee linguistiche in un blog, con la speranza che, con l’intervento di qualche linguista di professione, si potesse continuare la nostra discussione sulla tua impostazione originalissima sull’evoluzione della lingua. Purtroppo, eccezion fatta per qualche raro intervento di anonimi lettori, tra cui io, non è stato possibile dar via a discussioni linguistiche autorevoli. Io sono del parere che le tue notevoli conoscenze etimologiche e glottologiche abbiano intimorito qualche profesionista in materia, e gli scambi epistolari con il Pittau non sono apparsi nel tuo blog, ovviamente perchè, come professionista, egli non poteva schierare le sue conoscenze contro le tue, e rischiare di perdere il duello. Come sai, io ti ho sempre espresso il mio scetticismo sulla validità delle tue conclusioni, pur ammirandone la genialità. E, come per il Vico, ti ho ripetuto che i professionisti si sarebbero schierati tutti contro la tua teoria. Il fatto stesso che essi non si sono fatti vivi finora può considerarsi una tacita verifica dell’assunto. L’aspetto più facilmente oppugnabile della tua tearia si rivela nell’arbitrarietà della ricostituzione del significato di un etimo indipendentemente dal suo contesto. In ciò tu ripeti in linguistica quello che Kant fece per la filosofia, separando due elementi di un termine che tradizionalmente si consideravano inseparabili: essenza/esistenza dell’ESSERE per il Kant, e significante/significato del LOGOS nel tuo caso. Il risultato per la filosofia consiste nello sfacimento della discipliana stessa, per cui oggi nelle accademie non si studia più filosofia, bensì la sua storia. Mentre la vera disciplina si è trasmutata in scienza vera e propria, come la fisica atomica. Il nuovo teorema di Heisenberg (“Se un fenomeno non è osservabile, esso non esiste”), come anche la conclusione di Nietzsche, che “Dio non esiste”, sono comprensibili solo per chi conosce la filosofia di Kant. Ma persino Einstein rifiutò queste conclusioni. Ecco perchè vorrei ricondurti alla poesia. Il tuo amore per l’etimologia, per la parola, con tutte le sue sfumature e possibili significati, si rivela nettamente nella poesia, dove il tuo genio spicca per la ricchezza di sentimenti ispirati dall’uso delicato quanto preciso dei termini, e per la raffinatezza già evidente fin dalla prima gioventù con la bellissima creazione de “Il flauto agreste”: Disteso su tenera sponda bacio col flauto antico lo stupore dell’alba che schiude appena le labbra sottili e subito in vaghi trapassi sfuma nell’aria. .................................................... .................................................... Flauto divino è d’uopo che tu ricorra ai tuoi stratagemmi riposti se vuoi ch’io prenda dai favi il miele difeso dalle api. Se le avide labbra mi perfora un aculeo gusterò l’amaro veleno mescolato al profumo dei fiori e all’anima ebbra apparirà il mistero delle cose... Una poesia, questa, non inferiore a quella di un Leopardi. In conclusione, caro amico, vorrei di nuovo esortarti a riprendere il tuo flauto agreste, e ...Sulle ali del fiato a solcare il ferruginoso occidente crogiolo inquieto dove bolle tra bagliori di fuoco la colata di lava dei giorni che verranno... Angus Walters