Thursday, April 11, 2013

DIALOGO CON MACCALLINI (cont.)

ANGUS WALTERS:___________________________ Caro Pietro, ho inserito un breve commento al tuo recente blog. Spero che non ti sia offensivo. Tu già conosci il mio punto di vista su queste cose, quindi non vale la pena dilungarsi troppo. Solo vorrei che altri intervenissero a commentare. PIETRO MACCALLINI:____________________________ Caro Angelo, il commento l'ho già letto ed ho pensato che non potevo aspettarmi di più di quello che affermi. La mia analisi corrobora l'ipotesi che si tratti di una leggenda, ma sempre ipotesi resta, anche se per me credibile. Chi crede che sia verità però dove si appoggia per corroborarla? Che sia vissuto realmente un saggio chiamato Giona è possibile, ma i presunti fatti che la tradizione ci ammannisce mi sembrano avere i colori del mito. ANGUS WALTERS:___________________________ Caro Pietro, quasi tutti gli studiosi o esegeti convengono con l'idea che il racconto sia una satira narrativa a scopi istruttivi, non una narrazione storica, per cui bisogna cercare di individuare l'intento dell'autore, il che non è sempre facile. Per esempio: fino a tempo fa non si comprendeva esattamente ciò che Gesù intendesse con la frase "è più facile che un cammelo passi per la cruna dell'ago che un ricco entri nel regno dei cieli". Sembrava che Gesù intendesse che era impossibile che un ricco potesse essere salvato. Ma recentemente con gli scavi archeologici, si è incorsi in un tratto delle mura di cinta di Gerusalemme chiamato appunto "la cruna dell'ago", cosiddetto perchè lì la porta d'entrata era molto stretta. Questa scoperta, naturalmente cambia radicalmente il significato della frase. Il riferimento a Giona da parte di Gesù non ha nulla a che fare con il valore storico dell'evento, ma solo con l'aspetto profeticamente didattico della narrazione: tre giorni nella balena simbolizzano i tre giorni nella tomba di Gesù prima della risurrezione. Detto questo, non mi sembra lecito dedurre che un Giona non sia esistito. PIETRO:_______________________ Caro Angelo, io ero rimasto al greco kamelos che significa sia 'cammello' che 'fune'. Ma il nome della porta come lo si è appreso: è la zona chiamata così o c'è qualche iscrizione? Quanto alla realtà storica di Giona io ammetto la possibilità che sia esistito ma ciò di cui narra la Bibbia su di lui ha tutti i crismi di un mito formatosi nel solito modo. Il numero tre mi pare che ricorra anche ad indicare le giornate che ci volevano per attraversare tutta Ninive. Ad ogni modo si troveranno sempre argomenti nell'uno o nell'altro senso. ANGUS:________________________ Caro Pietro, ecco l'opinione di un Israelita al riguardo: "Pare che una delle porte di Gerusalemme avesse, oltre ad un ampio passaggio per carovane e bestiame, anche un passaggio delle dimensioni di una comune porta; questo passaggio era usato per l'accesso e l'uscita in città dei pedoni. Tale apertura, forse per la forma, o per le dimensioni, veniva chiamata la Cruna. Secondo i sostenitori di questo significato, rientrerebbe nella volontà dell'evangelista l'allegoria secondo la quale, così come il cammello, per passare attraverso la porta detta "cruna" deve abbandonare il suo carico e inginocchiarsi, il ricco deve spogliarsi delle sue ricchezze e abbassarsi umilmente per passare. Alcuni ipotizzano che il termine “cammello” si debba tradurre “fune” o "gomena". I termini greci corrispondenti a fune (kàmilos) e cammello (kàmelos) sono simili. Tuttavia, nei più antichi manoscritti del Vangelo di Matteo (il Sinaitico, il Vaticano 1209 e l’Alessandrino), in Matteo 19:24 compare la parola greca per “cammello” anziché quella per “fune”. Vi è anche chi sostiene che il termine genovese "cammalli" che indica i lavoratori portuali, deriverebbe da questo vocabolo "gomena", ma pare piuttosto che sia una parola di origine araba "hammalos". In realtà la traduzione "cruna dell'ago" mi pare che sia di Girolamo", allo stesso modo di "corna" per quanto riguarda Mosè, come ha già scritto l'ottimo Aialon". Non credo che abbiano trovato un'iscrizione. Ancora una volta, il significato ed il significante rimangono da accoppiarsi dal lettore intelligente; e spesso ciò è impossibile. PIETRO:_______________________________ Caro Angelo, in greco kamelos vale 'cammello' e 'fune, gomena'. Nel Nuovo Testamento si ha la forma camilos, ma si tratta di "lezione". Così dicono i miei vocabolari. Il concetto di "cruna" è adattissimo, secondo la mia linguistica, per indicare qualsiasi 'apertura' e quindi anche una 'porta', piccola o grande che sia. Per quanto riguarda i racconti che ci vengono dal lontano passato, a parte le considerazioni che hai fatto nella precedente mail, bisogna assolutamente credere che essi hanno subito gli incroci che ho messo in evidenza nell'articolo su Giona. Addirittura essi si sono verificati anche per Santa Chiara di cui parlo nell' ultimo articolo che ti ho accennato per la sua importanza. Il caso vuole, infatti, che il Bielli sotto la voce Chiare riporta un detto popolare che suona gné ssanta Chiare che doppe che j'ànne arrubbate à fatte fà lu cancelle de ferre. Secondo me questo è un detto che si trascinava da molti secoli prima del tempo di santa Chiara, coetanea di san Francesco, detto che, una volta scomparsa la divinità Clatra precedente, si è adattato per la nuova santa. Esso si spiega bene, infatti, supponendo dietro Chiare il nome della dea latina Clatra, poco conosciuta, che aveva un tempio insieme con Apollo sul Quirinale. In latino clatra vale 'sbarre, cancello'. Anche l'idea di "rubare" è sata suggerita da una forma greca kleptria 'ladra' di cui si può supporre una forma parlata clet(t)ria similissima a Cletra, variante di Clatra. Non si può spiegare diversamente questo detto. ANGUS:_________________________________ Caro Pietro, ripeto, la tua analisi sparge molta luce sul testo, ma essa non può essere conclusiva. L'espressione dialettale a cui ti riferisci viene interpretata con una svolta sessuale nei dialetti calabresi. Mia suocera, buonanima, ripeteva spesso alle figlie verginelle di non fare come Santa Chiara, che decise di farsi il cancello di ferro (in riferimento alla cintura di castità) "dopo che l'hanno arrobbata". In questo caso l'espressione sarebbe di origine medioevale. Dato l'aspetto fondamentalmente metaforico della lingua, ogni frase è aperta ad una moltitudine di significati, i quali sboccano tutti nella frase manzoniana "a buon intenditor...lei m'intende!" L'accoppiamento di Chiara con Clatra e' nutrito da un aspetto putativo della tua analisi, direi anche probabile, ma non accertabile.

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